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Oliviero Toscani girerebbe uno spot per il Vaticano

Postato il 05.02.2013 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su Oliviero Toscani girerebbe uno spot per il Vaticano

Scientology ha mandato in onda un proprio spot sulla Cbs durante l’ultimo Super Bowl, al cospetto di circa un centinaio di milioni di telespettatori (costato, sembrerebbe, 8 millioni di dollari Ndr).

 

Lo spot di Scientology per il Super Bowl – clicca qui

 

E’ lo sdoganamento globale definitivo del concetto di pubblicità televisiva di carattere religioso, fenomeno pressoché sconosciuto in Italia, fatta eccezione per le pubblicità dell’8×1000 alla Chiesa cattolica. Verrà un giorno in cui anche in Italia una confessione religiosa diversa dalla cattolica potrà comprare slot pubblicitari durante il Festival di Sanremo? Vedremo mai uno spot valdese nell’intervallo di una finale dei mondiali in cui gioca la nazionale italiana?

Dario Morelli ha provato a parlarne con un uomo che ha fatto e continua a fare la storia della comunicazione pubblicitaria nel mondo: Oliviero Toscani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha visto la pubblicità di Scientology durante il Super Bowl?

No. Com’è?

Bellina devo dire. Si vede…

Vabbé sarà come le altre. Le ho viste in America. Ma non è una novità. L’abbiamo inventata noi la pubblicità religiosa. La pittura del Rinascimento, le Vergini Marie, i papi… La Chiesa mica vende l’ostia: vende comunicazione.

Non è così frequente vedere pubblicità religiosa sulla TV italiana.

Ma come no?! La Chiesa la fa!

Passano soltanto gli spot dell’8×1000 alla Chiesa cattolica.

Potrebbero farlo tutti! I preti si vestono persino da donna per fare comunicazione.

Eh?

I preti! Da donna! In concilio parlano, dicono di no ai gay, agli omosessuali, ma gli uomini si vestono da donna, con le sottane! La chiesa non fa altro che far comunicazione.

Però se l’immagina uno spot di Scientology durante Sanremo?

E perché no? Se Scientology ha bisogno di comunicare perché magari vorrebbe più adepti, faccia pure, è normale.

Le è mai capitato che qualcuno le chiedesse di girare una pubblicità televisiva religiosa?

Non mi è mai capitato. Anzi no, me l’hanno chiesto i frati di Padre Pio, in Puglia. Io gli ho detto che non gli conveniva.

Le hanno chiesto di fare una pubblicità in TV?

No. Era un libro.

Ecco.

Ma quella è comunicazione.

Certo, ma ammetterà che gli spot televisivi sono un po’ diversi da altre forme di comunicazione, come ad esempio i libri. Il linguaggio pubblicitario televisivo ha una sua specificità.

Assolutamente no! Le chiese sono mezzi di comunicazione, uno entra e non vede altro che immagini, e con la comunicazione pubblicitaria televisiva non c’è nessuna differenza. Michelangelo lavorava per il Papa e raccontava delle bugie, perché non è provato che esista Dio, la verginità della Madonna, potrebbe essere tutto contestabile, come si fa a provare?

Ecco, lo vede che la comunicazione religiosa è diversa dalla pubblicità commerciale? La pubblicità non può promuovere un prodotto che non si sa se esista o meno, altrimenti è ingannevole.

La comunicazione religiosa infatti è totalmente ingannevole, perché non è sicura.

Quindi crede che la pubblicità religiosa in TV si diffonderà anche in Italia?

E perché no? Un partito politico non è anche quella una religione? E’ un credo, è un’appartenenza, o una squadra di calcio, essere milanista, juventino, o l’appartenenza a una città. Se c’è una pubblicità di una città perché non può esserci della religione? Noi viviamo di comunicazione.

Il pubblico italiano secondo lei è pronto?

Be’, domani anche il Vaticano potrebbe cominciare a fare pubblicità televisiva, perché no? Non sarebbe affatto una degradazione. Anzi, io ci lavorerei volentieri col Vaticano! Bisogna smetterla con questa mentalità della nonna per cui esiste una comunicazione seria e una comunicazione pubblicitaria meno seria. La cultura è tutta un produrre e consumare, Mozart è il musicista più commerciale del mondo! Tutta l’arte è comunicazione politica. In fondo anche una cartolina ha una valenza socio-politica. Le faccio un esempio.

Prego.

Vado a Napoli e compro una cartolina. Posso scegliere una cartolina del golfo di Napoli, quella classica coi due pini, oppure posso scegliere una montagna di spazzatura. E’ una scelta politica, sociale. Anche la pubblicità delle patatine San Carlo ha una valenza politica. Qualsiasi mezzo di comunicazione è un prodotto.

Un prodotto.

Esatto! Tutto è un prodotto che è sul mercato. E il mercato decide. Lei sicuramente è un tipo che viaggia, no?

Un po’.

Ecco, allora saprà che per capire un paese non c’è niente di meglio che guardare i suoi manifesti pubblicitari. L’Italia si capisce molto meglio dai cartelloni pubblicitari che dal suo Huffington Post!

Non avevo dubbi.

Scherzo eh!

Quindi l’Italia è un paese convintamente cattolico perché le uniche pubblicità religiose in TV sono gli spot dell’8×1000 alla Chiesa cattolica?

Esatto, questo è un problema.

E secondo lei non ci vorrebbe una regolamentazione di garanzia per il pluralismo religioso in TV? Intendo delle norme per liberalizzare il mercato della comunicazione in ambito religioso e rompere questo monopolio di fatto?

Non si può liberalizzare. Ci hanno provato, ma dopo i patti lateranensi non c’è niente da fare. Li hanno festeggiati l’altro giorno, sono contenti di essersi venduti pure le mutande…