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Oliviero Toscani a Ravenna: «Sono razzista contro i cretini!»

Postato il 15.04.2019 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su Oliviero Toscani a Ravenna: «Sono razzista contro i cretini!»

Ieri l’inaugurazione: «Sono qui perché Nicolas Ballario è bravo»

RAVENNA. Il noto fotografo Oliviero Toscani era ieri a Ravenna per l’inaugurazione della mostra al Mar “Più di 50 anni di magnifici fallimenti”: una esposizione che ripercorre alcune delle tappe fondamentali della sua carriera, dal recente progetto “Razza umana” alle campagne pubblicitarie “United Colors of Benetton” o alle immagini di denuncia sociale e politica.

Toscani, il titolo della mostra è “Più di 50 anni di magnifici fallimenti”: cosa intende col termine “fallimento”?

«È logico che ad ogni lavoro si può fare meglio. Uno guarda indietro e dice “avrei potuto farlo ancora più estremo, con ancora più coraggio, meglio”. Quindi, alla fine, si continua a lavorare. Tutto qua. Ci sono tanti significati»

Lei non ama molto le mostre.

«No»

In questo caso l’ha fatta: che cosa c’è di diverso rispetto alle altre volte?

«Niente. Sono riusciti a farmelo fare. Non è che mi piace Ravenna più di un altro posto… no. Perché Nicolas Ballario, il curatore, è bravo. Mi ha rotto così le palle che è riuscito a farlo. Quando uno è bravo è bravo. Vince. Ha vinto».

Nelle sue opere si trova spesso la compresenza di bianco e di nero, usati anche in modo insolito. Come vede questo rapporto?

«È il grande problema attuale, il grande problema dell’integrazione. La diversità dà fastidio. Abbiamo paura di tutto ciò che è diverso: non siamo ancora civili. Io sono testimone del mio tempo e questo è un grande problema del mio tempo: accettare la diversità. In Italia si parla di razzismo, ma non è razzismo. Non esiste il razzismo: siamo tutti della stessa razza, ormai lo sanno anche i cretini. Appartenendo alla stessa razza non si può essere razzisti. Io sono tremendamente razzista, ma non perché qualcuno è di un’altra razza. Sono classista: quando uno è un cretino, è un cretino e glielo dico».

Spesso nelle sue fotografie ci sono immagini di nudo, ma è un nudo “naturale”, che non ha connotazioni sessuali bensì umane.

«Mi dà fastidio la volgarità. Credo che le mie foto non siano mai volgari. La fisicità è tanta espressione».

Quindi tutte le parti del corpo hanno una loro espressività?

«Sì, soprattutto il volto. E quello è sempre nudo. Ed è molto più complicato di un seno o di una chiappa».

In mostra ci sono i meravigliosi volti del suo progetto sulla “razza umana”: sono volti dall’intensità straordinaria messi a nudo.

«Si, sono messi a nudo. Si cerca di fotografare l’anima».

Si dice di alcune popolazioni che non vogliano farsi fotografare perché hanno paura che gli si rubi l’anima…

«Sì, infatti da lì deriva questa ricerca, da una frase come questa. La ricerca di arrivare all’anima, se è possibile».

Una sua frase, riportata in mostra, mi ha molto colpito: dice che bisogna agire con coraggio, non fare scelte scontate. Come vive questo coraggio, e come lo consiglia ai suoi studenti?

«Bisogna fare cose di cui non si è sicuri: le cose fantastiche sono fatte in modo non sicuro. Forse la non sicurezza è molto più creativa della sicurezza. L’insicurezza aiuta la creatività. Questo vuol dire il coraggio. Bisogna cercare di fare sempre qualcosa di cui si è i primi ad essere imbarazzati».

Queste sono anche le cose che lei insegna ai suoi studenti?

«L’essere liberi. Non avere costrizioni culturali che ti dicono che non è possibile. Le mamme, la scuola, le religioni, le ideologie politiche sono tutte cazzate. Bisogna essere liberi».

 

fonte: corriereromagna.it