Oliviero Toscani – intervista UP Magazine
Postato il 07.02.2019 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su Oliviero Toscani – intervista UP Magazine1/02/2019
Molto prima che parlassimo di mix di razze e colori, di attivismo e inclusione, Oliviero Toscani rivoluzionava i modi di pensare. Il visionario, umanista e audace direttore creativo di Benetton ha già fatto il giro del mondo in tutti i sensi.
“Sono appena sceso da un aereo”, ci dice al telefono dalla bellissima sede Benetton a Treviso, a un passo dalla Serenissima, dove è volato da Parigi. Figlio di padre fotoreporter del Corriere della Sera, è un’anima nomade che ha iniziato molto presto a calcare la strada. Da adolescente, andava in giro in autostop: “Sai, ho la stessa età dei Rolling Stones e dei Beatles, viaggiavo nei sixties e la nostra generazione girava tanto”. Quando vinse una campagna per TWA nel 1962, fu mandato in giro per il mondo su un aereo a reazione … “E da allora viaggio almeno due volte a settimana. Sono la persona che ha più viaggiato che io conosca. Non penso che un pilota abbia viaggiato tanto quanto me, perché quelli della mia età sono già in pensione “.
Oliviero ha un’intelligenza audace, un senso dell’umorismo sofisticato e provocatorio, è evidente che è nella comunicazione da cinque decenni e da altrettanti crea immagini per marchi e televisione, progetti editoriali e libri, mostre e workshop. Ha aperto le menti, scosso le coscienze e portato Benetton ad un altro livello negli anni ‘80, trasformandolo in uno strumento di cambiamento sociale, con immagini pubblicitarie che ci hanno colpito suscitandoci tenerezza, passione, risate, scandalo, tristezza, vergogna, silenzio. Era qualcosa senza precedenti per la moda mostrare il proprio lato umanista e aggregatore con slogan in your face. Alcuni di noi, così, sono cresciuti comprando le loro maglie colorate e credendo in un mondo migliore. Chi non ricorda i bambini di razze diverse abbracciati tra loro; il prete che bacia la suora (in seguito sarebbero stati i leader politici, e il marchio avrebbe dovuto rimuovere i manifesti); il ragazzo che muore di AIDS e, più tardi, le donne nascoste in un burqa; gli abiti insanguinati di un soldato bosniaco o l’uomo con una mano amputata e l’arto artificiale a forma di cucchiaio, per raccontarci la fame?
Conoscere il mondo ha aiutato Toscani non solo ad “imparare a parlare francese e inglese”, ma ad aprire questo suo grande schermo umanista. Ecco perché, quando viaggia, gli piace davvero “osservare le persone e i luoghi in cui la vita accade”. “Mi piace l’azione! Certo, se vado a Madrid, mi piace andare al Prado a vedere il mio amico Goya e i suoi dipinti neri, ma il più delle volte sono uno street guy, mi piace andare nei posti dove va la gente. Osservare le persone dà il senso del luogo e della città”. Da bravo viaggiatore, si ferma al check-in e al ritiro bagagli: “Niente! Sono il più leggero di tutti!” Aiuta il fatto di avere una casa nelle città che visita di più, come Parigi o New York, e non fare mai acquisti: “Devo essere il più piccolo consumatore del mondo”. Quando indaghiamo i suoi rituali di viaggio, scherza: “Conosci la canzone che dice ‘After a while and a thousand miles everything looks the same’? Ma siccome sono molto curioso, cerco sempre qualcosa di nuovo. Sono facile e non mi lamento. E non sono affatto uno di quelli che vogliono mangiare solo italiano, no no no, mi piace davvero mangiare quello che offre la cucina locale.”
Il vizio del cammino.
Oliviero è nato a Milano, ma dice che gli piace “ovunque”. Era a Lisbona nel 1974, l’anno della rivoluzione democratica, ma non a testimoniare: “No, stavo lavorando per Vogue America, in una spa da qualche parte”, ride. Ed è tornato più volte, una per fotografare asini nel Douro, per una mostra su hardware e software, al Festival Sete Sóis Sete Luas, nel 2007: “Non c’è niente più di un asino, non credi?”. E loda il Portogallo: “Non capisci una parola, ma l’intero paese è molto bello, e io amo le persone, sono tough, lo adoro, hanno viaggiato dappertutto e sono stati conquistatori agguerriti”. Ha naturalmente un debole per la sua fattoria con cavalli e mucche, dove produce vino e olio d’oliva, in Toscana, dove ha scelto di vivere: “Aaah, è dove sono nati Leonardo da Vinci, Michelangelo, Dante Aligheri, Piero della Francesca, Giotto… È il posto più incredibile del mondo, la luce è speciale, la terra ha un magnetismo, è come se avesse un microclima di intelligenza, non lo so spiegare. È il posto dove andare e vivere, ma io sono sempre on the road”.
Dice che oggi viaggia più per destino che per piacere. “Ma io sono fortunato e sto sempre a lamentarmi, ancora di più ora con le dogane, la sicurezza e poi dover prendere un altro aereo… Ma poi, se non prendo l’aereo per tre giorni, dico: “Ehi, che succede?” Siamo dei tossici del cammino.” Ha bisogno di quell’energia di cose nuove, dell’avventura? “Sì, ho davvero una dipendenza dai viaggi. Cerco sempre qualcosa di nuovo o di speciale in ogni momento – non sempre è così, ma lo spero sempre.” Un posto che ancora non conosce? “Ho già fatto il giro del mondo … Mah… A volte prendo la bici e scopro un posto, oppure carico i miei cavalli su un furgone e vado da qualche parte. Ed è un bel viaggio. Non c’è bisogno di fare migliaia di chilometri! Per viaggiare, alle volte basta fare il giro del tuo quartiere. Passeggia, prenditi il tempo e scoprirai un’enormità di cose. Viaggiare per me è questo.”
Ma, come si può immaginare, dove Oliviero Toscani viaggia di più è nella sua testa. “È il miglior viaggio, puoi andare sulla luna e tornare in due secondi! Le persone purtroppo viaggiano molto poco con l’immaginazione”. Quando lodiamo il suo essere visionario, cerca di cambiare argomento: “Ho viaggiato correndo davanti al tempo, sì,” ride. “Ho seguito ciò che il mio istinto mi suggeriva, non puoi essere creativo e avere certezze, devi correre dei rischi e fare quello che vuoi fare, e io non ho paura di correre dei rischi – non ho paura di
avere paura”. Quando i più giovani gli chiedono consigli, lui dice sempre: “Devi uscire da dove ti trovi, sempre, quando puoi e in qualsiasi momento – devi viaggiare. L’intelligenza è un trip, se non hai il senso del viaggio, non hai il senso della fantasia. È più importante che andare a scuola. ”
Dritto al punto.
Oliviero Toscani ritorna ora come direttore creativo del marchio che fece decollare e mantiene una freschezza incrollabile, in un momento in cui l’industria della moda, e il mondo in generale, cominciano finalmente a pensare, e a parlare, da attivisti. “La moda sono i luoghi, il modo in cui cammini e parli e educhi i tuoi figli e ti relazioni con gli altri. C’è anche l’abbigliamento, ma questa è la parte più facile, e la più facile da definire. La moda è molto più di questo” – pausa – “è essere testimone del tuo tempo, percepire cosa sta succedendo, è tutto quello che devi essere.” Il suo ultimo progetto è dedicato all’integrazione, un tema caro al marchio:
“È il più grande problema dell’umanità in questo momento. E ancora non ne sembriamo capaci. Non stiamo nemmeno facendo funzionare l’Europa, sta aspettando che cresciamo. Non siamo abbastanza civili.” Per lui, è chiaro che il passaggio di persone provenienti da diversi continenti è irreversibile: “Che tu lo voglia o no, è una certezza – dobbiamo sfruttarlo, è l’economia del futuro!”, ride. Per chi ha inventato gli United Colors of Benetton, il mondo è fatto di questa “miscela di colori”. “Io non ho inventato niente! Ma non vedo in bianco e nero, questo è sicuro.”
Uno dei motivi per cui ci piace è perché dice quello che pensa, senza mezzi termini, senza un sorriso che addolcisca la pillola, una cosa sempre più rara nell’era del politicamente corretto. Toscani non è mai sembrato così attuale e necessario. Continua ad essere legato a progetti che suggeriscono cause o idee più grandi, ai quali si dice partecipino “persone che fanno cose interessanti”, come la Croce Rossa Italiana, l’Istituto Superiore della Sanità e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, a campagne contro l’anoressia o la violenza contro le donne, per la sicurezza stradale o per combattere la piaga degli animali abbandonati. “Sono un lavoratore a giornata, mi impegno ogni giorno, c’è un impegno che dobbiamo avere, come esseri
umani, per capire cosa sta succedendo, è naturale”. Ma la maggioranza non la pensa così, commentiamo. “Non pensare mai come la maggioranza o sarai un perdente. La maggioranza sono solo gregari, devi stare attento! Oooh! Guarda cosa sta succedendo in Italia. È terribile, non so cosa stia succedendo nel mio Paese, così tanti ricchi stupidi…” Ed è inevitabile provare a capire come un umanista guardi il mondo oggi: “Sto aspettando … non potrà continuare così, stiamo facendo grandi errori, io non mi tiro indietro. È un momento in cui si deve avere pazienza, il pendolo è dalla parte sbagliata. Ma io sono un ottimista. Sono nato nel 1942, sai che anno è stato quello e com’era l’Europa? Ci stavamo ammazzando come mosche. Sono nato in un Paese fascista, con un re, e alleato con un nazista – rispetto ad allora, non stiamo così male. Stiamo evolvendo, ma spesso in modo molto stupido, lento e poco chiaro. Dovremmo tutti preoccuparci di questo, della condizione umana.” Se le venissero dati dei superpoteri e le dicessero: Oliviero, può salvare il mondo, quale causa difenderebbe senza neanche pensarci? “L’educazione. Dalla nascita, educazione! Le persone che hanno in mano la gestione del denaro dovrebbero sapere che cos’è l’arte, che cos’è il gusto, sapere che cosa significa essere sensibili all’estetica e alla moralità e tutto questo. Senza essere fondamentalisti, neanche in nome della bellezza.”
fonte: UPMAGAZINE-TAP.COM