OT OLIVIERO TOSCANI. NO WINE? NO HEAVEN, NO HELL
Postato il 03.09.2018 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su OT OLIVIERO TOSCANI. NO WINE? NO HEAVEN, NO HELL
No vino? Nessun paradiso, nessun inferno. Così mi ha accolto Rocco Toscani, figlio di Oliviero, fotografo anche lui e responsabile dell’Azienda vitivinicola OT Wine.
Poche parole per far capire la filosofia che muove il piccolo mondo del vino in quel di Casale Marittimo in provincia di Pisa; a un tiro di schioppo dal mare, da Bolgheri, da Montescudaio, dalle Colline Metallifere.
Tutto ha avuto inizio dalla forte amicizia di Oliviero Toscani con Angelo Gaja. Gli studi dei terreni della Tenuta di famiglia, la possibilità di fare vino in un contesto dove vengono allevati cavalli Quarter Horse, giovenche Angus selezionate, maiali di Cinta senese e la Colombaia dove Rocco cura la sua passione per i colombi viaggiatori.
Dove vengono prodotti tutti i tipi di foraggi nel rispetto delle coltivazioni biologiche anche se non certificate. Come ha raccontato Rocco: “In un paradiso come questo impossibile fare diversamente”.
È stata l’insistenza di Angelo Gaja a convincere un ostinato Oliviero ad iniziare tutti quei procedimenti necessari per arrivare ad un sesto d’impianto di vitigni ritenuti adatti a quei terreni.
Già i terreni. Ferrosi, un po’ argillosi, con scheletro e tante conchiglie.
Il primo incarico per lo studio delle disposizioni dei vitigni fu commissionato all’agronomo Federico Curtaz che decise per un sistema giropoggio con doppio cordone. Oggi la responsabilità agronoma è affidata a Stefano Bartolini con al fianco due enologi di grosso calibro: Attilio Pagli e Valentino Ciarla.
La scelta della tipologia dei vitigni (e qui sono stati determinanti i consigli di Angelo Gaja) si è orientata da subito verso gli internazionali già presenti da anni da quelle parti, con eccellenti risultati nei vigneti delle zone circostanti come Riparbella e Bolgheri: Syrah, Cabernet Franc, Petit Verdot, Petit Manseng e Teroldego insieme a un po’ di Greco. Quest’ultimi non internazionali ma certamente alloctoni.
Rocco Toscani oggi ha ereditato di fatto il lavoro iniziato dal padre. Lavora secondo un’ispirazione radicalmente naturale anche se la moda del bio lo spaventa per la deriva registrata negli ultimi anni. Gestisce il patrimonio vitivinicolo di circa 12 ettari divisi in due vigneti: 9 ettari in Monterondoli e 3 ettari in Olmaia, posizionati in alto, dai 220 a 320 metri d’altezza, dominanti l’intera fattoria.
La visita dei vigneti con Rocco insieme al fidato ed inseparabile cagnolino Rischio, è stato quanto di più affascinante, intrigante e didattico si possa immaginare.
Rocco, per tutto il tempo della visita, ha brillato per disponibilità e gentilezza: è un uomo garbato condizionato, in positivo, dal suo innato lirismo dovuto alla nobile arte della fotografia. Lirismo che trasmette ai suoi vini che definirei “stilizzati che possiedono non di rado il dono della grazia”.
Gli Assaggi
Gli assaggi li abbiamo fatti in cantina, nella bottaia. “Perché è lì che il mosto si fa vino e perché lui stesso desidera partecipare in prima persona ai gusti ed umori degli assaggiatori”.
I Toscani 2015. Rocco lo ha presentato come “vino base”. Mi sono permesso di correggerlo: Vino aziendale, l’inizio di tutto.
Note aziendali: Syrah e Teroldego. 6 mesi in acciaio e altrettanti in botte per affinare.
Le mie deduzioni: Se il buongiorno si vede dal mattino ovvero se “il vino base” è questo figuriamoci il proseguo. Vino semplice? Questa versione, aiutata dalla vendemmia, ha capovolto il luogo comune. Delicata freschezza e buona sofficità e lunghezza. Buono, voto 86/100
Quadrato Rosso 2015. Rocco lo ha presentato come “vino base superiore”.
Note aziendali: Syrah, Cabernet Franc e Teroldego. La presenza del Cabernet Franc lo rende “superiore”. Stesso procedimento di costruzione con attenzione alla malolattica. Preferibile il legno di quercia.
Le mie deduzioni: Se questo è un “base”, viva il base. S’intravede un profilo nobile ed austero (il tocco del Cabernet Franc di queste parti). Intelaiatura tannica ben strutturata. Buono, voto 87/100
Lumeo 2015. Rocco lo ha definito il vino diverso.
Note aziendali: Syrah 100%. Vinificazioni in cocciopesto e anfora per 12 mesi.
Le mie deduzioni: Non mi sono lasciato intimidire dalle scelte di Rocco. Ho guardato fisso l’etichetta, l’occhio del colombo viaggiatore che vorrebbe trasmettere quel senso di libertà condizionato dall’innato destino del ritorno a casa. Un vino che vorrebbe far capire “il ritorno ai vecchi contenitori”. Al sorso energia tracciante, quasi magica e persistenza aromatica che mi aspettavo più lunga. Manca il legno a questo syrah? Ottimo voto 88/100
OT 2013. Il vino, da sempre, di Oliviero Toscani, quello programmato da Angelo Gaja.
Note aziendali: Blend di Syrah, Cabernet Franc, Petit Verdot. 12 mesi di barriques di 2° e 3° passaggio e affinamento in bottiglia per 36 mesi.
Le mie deduzioni: Un’avvolgente sensazione di gradevolezza che ha sedotto il mio palato. Ancora due anni e…. Eccellente, voto 91/100
Rocco, per capire meglio l’evoluzione di questo vino, gioiello di famiglia, ha aperto anche:
OT 2006. Un grande “vecio” forse giunto vicino all’addio. Un rispettoso “senza voto”.
OT 2011: Strepitoso, “grande”. Nella piena maturità. Da dimenticare in cantina? NO. Da “goderlo” fino in fondo adesso. Eccellente, voto 94/100
Infine capire la filosofia di Rocco assaggiando vari campioni di vini futuri ancora in cocciopesto, anfora e in botti di tutte le dimensioni. Vendemmia 2017. I risultati: Rocco, sei sulla strada buona. Gli umori della terra e le capacità nelle vinificazioni sono dalla tua parte. Scoperte sorprendenti: il livello è notevole. Chapeau!
Urano Cupisti
OT Società Agricola s.r.l.
Casale Marittimo (Pi)
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fonte: corrieredelvino.it