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Oliviero Toscani: “La vera grandezza? Rischiare e fallire”

Postato il 17.02.2017 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su Oliviero Toscani: “La vera grandezza? Rischiare e fallire”

“Oliviero Toscani – Più di 50 anni di magnifici fallimenti” la mostra approda a Milano negli spazi di Whitelight Art Gallery, in viale Lunigiana angolo via Copernico

di GIAN MARCO WALCH

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Milano, 16 febbraio 2017 – Di sé dice: «Sono un uomo fortunato». Uno che ha saputo prendere dalla vita anche quello che non cercava o che non immaginava di trovare.

Magari anche una polemica non particolarmente elegante – chi ha detto: parlate tanto di me, piuttosto male, ma parlatene? -: lo scorso ottobre Oliviero Toscani rifiutò un selfie con un giovane ammiratore. A Vibo Valentia. Aveva appena tagliato il nastro di “Razza umana”, la sua ultima mostra presentata come “studio socio-politico, culturale e antropologico” sull’umanità e sulle sue differenze. Precipitando però in un increscioso stereotipo, Toscani spiegò all’allibito ragazzo che non accettava la richiesta della foto insieme in quanto lì, in terra calabrese, lui, il ragazzo, avrebbe potuto essere un potenziale mafioso.

 

Incidente francamente sgradevole. Visto che Toscani ha costruito la sua fama internazionale proprio sull’esaltazione della differenza, non come frontiera, barriera, oceano, ovviamente, ma come culture di confronto. Il suo “Razza umana” è un progetto che il fotografo porta avanti da anni, realizzando ritratti nelle strade e nelle piazze del mondo: «Lo studio di Oliviero Toscani, inviato speciale nella realtà dell’omologazione e della globalizzazione, è frutto di un soggetto collettivo – ha commentato Achille Bonito Oliva -. Con la sua ottica frontale Toscani ci consegna un’infinita galleria di ritratti che confermano il ruolo dell’arte e della fotografia: rappresentare un valore che è quello della coesistenza delle differenze». Sotto il titolo “Oliviero Toscani – Più di 50 anni di magnifici fallimenti” la mostra del maestro approda ora a Milano, per le cure di Nicolas Ballario, negli spazi di Whitelight Art Gallery, in viale Lunigiana angolo via Copernico. Titolo paradossale, che lo stesso Toscani spiega con il consueto humour orgoglioso: «Figuratevi se sbaglio, è che i fallimenti sono meglio, anche il comunismo ha fallito, anche Gesù è stato crocefisso». In altre parole, forse, «il conformismo è il peggior nemico della creatività. Chiunque sia incapace di prendersi dei rischi non può essere creativo».

In mostra non mancano le immagini più note, quelle che hanno fatto discutere il mondo, fra cori di lodi e “boatos” di critiche: il celeberrimo quanto castissimo “Bacio tra prete e suora” del 1991, i “Tre Cuori White/Black/Yellow” del 1996, la tragica “No-Anorexia” del 2007, foto estrema della disperata modella francese Isabelle Caro. Foto tutte sulla barriera della provocazione, spartiacque, grazie alla collaborazione con Benetton, fra il modello commerciale di fotografia pubblicitaria tradizionale e un linguaggio che, senza dimenticare (o invece esaltando?) l’obiettivo mercantile, tocca i temi inediti di razzismo, ecologia, sesso, persino l’Aids. Provocazioni che suscitano sempre disorientamento ma sfondano anche nello scandalo. Dal culetto dei Jesus Jeans “Chi mi ama mi segua.” agli ultimi istanti del morente David Kirby.