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Kirsti e Oliviero Toscani, insieme da 40 anni. «Quando l’ho vista ho scommesso: questa la sposo» (corriere.it / 02.09.2016)

Postato il 02.09.2016 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su Kirsti e Oliviero Toscani, insieme da 40 anni. «Quando l’ho vista ho scommesso: questa la sposo» (corriere.it / 02.09.2016)

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Il vulcanico fotografo e la fotomodella norvegese. «Per lui ho lasciato Parigi e la carriera, finendo in campagna. Rimpianti? Nessuno»

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Si stanno seduti di fronte, tavolino in mezzo, stessa altezza, stessa forte presenza, ma non è facile sentire parlare lei: perché lui è vulcanico, ingombrante, prevaricatore. Eppure lei lo guarda sorridente, con un misto di divertimento, ammirazione e, sì, senza dubbio, amore. E lui non è da meno, sia pure in altro modo: accusandola, per esempio, in un fiume di parole, di essere accidiosa, di non fare nulla tutto il giorno, di non avere fantasia, di non prendere mai alcuna iniziativa. Riconoscendo però, poi, di essere un uomo molto fortunato, per la donna che gli è toccata e per come è andata con lei in questi quarant’anni. Da tanto, infatti, stanno insieme Oliviero Toscani e sua moglie Kirsti Moseng, lui milanese, fotografo, artista, inventore, commentatore, giudice in un talent su Sky, abbronzato, pieno di fuoco, stazza forte, lei norvegese, ex modella rimasta filiforme, bionda, serena, riservata. Hanno tre figli e presto il terzo nipotino (che per lui sarà il tredicesimo).

 

Com’è cominciata

Su come è incominciata i ricordi un poco divergono. Lei sostiene di averlo conosciuto a Parigi, con fama di macho che non prende prigioniere, due volte divorziato con già tre figli, un tipo da tenere alla larga, insomma. «Siamo andati a Venezia per delle foto, e la mia collega Vibeke mi dice: stai attenta, perché he likes you. Me lo dicevano tutti di stare attenta, e per un po’ lo sono stata. Soltanto per due, massimo tre settimane, però: ero già innamorata al cento per cento. Quando ho detto a mia madre di essermi fidanzata con un fotografo italiano pluridivorziato, si è limitata a commentare: evidentemente è quello che ti meriti». Lui si intromette, nega che sia andata così, e la sua versione è più pittoresca. «Il tutto è successo a Milano. Ho visto Kirsti sulla copertina di Vogue Italia e ho detto alla mia ragazza di allora: questa sarà mia moglie. Poi per il servizio che dovevo fare a Venezia ho chiamato l’agenzia di Riccardo Gay pregandolo di mandarmi qualche modella, compresa ‘quella che c’è in copertina di Vogue’. Arriva lei in salopette di jeans, maglietta bianca e bandana rossa al collo. In sua presenza tiro su il telefono e chiamo Riccardo per dirgli che volevo una modella, non una contadina. Lei non si scompone, prende il suo book e se ne va. Appena è fuori dalla stanza mi precipito a richiamare Riccardo per confermarla. Poi la sua agente francese mi ha quasi minacciato: giù le mani da Kirsti, è una ragazza seria e comunque non riuscirai a portartela a letto. Ho scommesso contro cinquecento franchi e come è noto, li ho vinti».

Da Parigi alla Toscana

Aveva 24 anni allora Kirsti e a 26 si è ritrovata a vivere in piena campagna dove vive tuttora, nella Maremma toscana, Casale Marittimo il paese più vicino, 1067 abitanti. «Si può dire che ero all’apice della carriera quando ho lasciato, mi sembra che in quell’anno ebbi qualcosa come otto copertine». Rimpianti? «Nessuno. Eppure ricordo la stagione delle fotografie come un tempo bellissimo che mi ha permesso di girare il mondo, di conoscere paesaggi meravigliosi. Dopo Parigi in campagna all’inizio non è stato facile perché quando bisogna fare chilometri per incontrare un’anima viva fare amicizie è una parola. Poi, però, sono arrivati i figli…». Sposati? «Sì — dice lei — perché viaggiare con i bambini era diventato troppo complicato. All’ingresso negli Stati Uniti Oliviero stava con loro in una fila, io in un’altra, un po’ come fossi la babysitter». Felici sempre? «Sì — dice lui — perché lei è la donna della mia vita. È la mia vita». Poi spara: «Però bisogna essere dei veri maniaci sessuali per stare insieme quarant’anni». Lei soltanto sorride paziente, inevitabilmente anche mamma del suo puer aeternus di marito. Poi aggiunge: «Ogni tanto me ne vado qualche settima o anche mese, volentieri in Norvegia, per tirare un poco il respiro. Ma torno sempre. Di lui non cambierei nulla, è un uomo onesto e super generoso. Forse ha un po’ troppo temperamento a volte».

I litigi «impossibili»

Lui l’accusa di essere accidiosa, incapace di inventare, capace solo di accettare, mai nervosa, mai agitata, mai impaziente, e anche buona, troppo buona, la persona più buona che abbia mai conosciuto, a volte «perfino cretina», impossibile da coinvolgere in una litigata; dice che non ci sarebbero guerre se tutti fossero come la Kirsti. «Vicino a un vulcano non si può che stare quietissimi, essere pazienti, tolleranti, altrimenti non avremmo compiuto i quarant’anni», spiega lei. Lui l’accusa anche di non fare niente, eppure, oltre a occuparsi della casa e dei tre figli e a seguirlo spesso nei suoi viaggi, per molti anni è stata la sua agente, ha tenuto i suoi conti, ha fissato (e gli ha ricordato) i suoi appuntamenti, ha discusso i suoi contratti. Lui, dunque, è l’artista con la testa tra le nuvole mentre lei ha i piedi ben saldi sulla terra e provvede a organizzare la vita quotidiana? Kirsti tace e, probabilmente, almeno in parte, acconsente, ma Oliviero salta su: «Neanche per sogno, io i miei conti li so tenere benissimo. Sono un uomo molto pratico. Lo stereotipo dell’artista che vive fuori dalla realtà non mi si adatta per niente. Certo, lei ha la forza della calma, non l’ho mai vista correre, sudare. Arriva ultima nelle code e la fanno passare avanti, sale la scaletta dell’aereo e la mettono in business, perché la prendono per una regina…». I litigi sono, perciò, impossibili. Ma divergenze, almeno, ce ne saranno? «Sì, sull’educazione dei figli: lei ha detto loro sempre di sì!». «È vero, riconosce lei, ma a me piace ascoltarli, sentire le loro ragioni, e poi c’era comunque chi diceva no….». «Ah, e un’altra cosa che mi fa rabbia: da quando io faccio vino rosso, lei si è messa a bere bianco!». «Vero, adesso mi piace il bianco», riconosce lei. Dopo quel primo commento abbastanza glaciale della mamma, come è andato il rapporto con i genitori norvegesi? «I miei pensavano che fosse fuori di testa. Portava mio padre sul trattore guidando come un forsennato e a mia madre metteva a massimo volume Pavarotti che cantava: ‘Mammaaaa’. Il prototipo dell’italiano, immaginavano. Alla fine ridevano: è andata benissimo, insomma». La stagione più bella? «È stato bello tutto», dichiara lei. «Il più bello verrà domani», ribatte lui Passioni comuni, hobby, passatempi? «Sesso», ridacchia Kirsti. «Magari», batte il pugno sul tavolo Oliviero.

 

Categorie: intervista