«Sai che ti dico? A me la bellezza non interessa». Quale altro fotografo di moda, e non solo, potrebbe fare un’affermazione del genere se non Oliviero Toscani? Doppiata la boa dei 50 anni di carriera, quello che Gian Antonio Stella chiama “il bombarolo dell’immagine” si dedica un libro, “Più di 50 anni di magnifici fallimenti” edito da Electa, dove le immagini dei suoi lavori si accompagnano ai commenti di amici e collaboratori e con l’occasione esprime il suo personalissimo punto di vista sull’arte del fotografare.

«La fotografia è come una penna: serve per scrivere, per raccontare storie. Non serve che sia bella e basta. La bellezza da sola è inutile».

Autore di celeberrime campagne pubblicitarie provocatorie e sociali contro la pena di morte, l’Aids e l’anoressia, Toscani rivendica oltre le polemiche il valore della creatività che in quanto tale “Disturba, mette paura. Non è cosa banale”. Nel suo esser comunicatore scomodo, ferocemente contrario al formalismo estetico fine a sé stesso, il fotografo dimostra così di aver pienamente appreso la lezione del padre, primo fotoreporter del Corriere della Sera. «Fare foto significa trovare la notizia e raccontarla, contribuendo a creare la memoria storica dell’umanità. Una buona foto deve provocare interesse e se è davvero molto buona arrivare anche a creare reazioni estremizzanti», conclude l’autore dello scatto della pubblicità dei jeans Jesus, che Pier Paolo Pasolini commentò così: “Il Gesù dei jeans batte quello del Vaticano”.