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Moda, luxury, Oliviero Toscani: in anteprima il servizio #CHELUSSO (ELLE Italia // 03.11.2015)

Postato il 03.11.2015 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su Moda, luxury, Oliviero Toscani: in anteprima il servizio #CHELUSSO (ELLE Italia // 03.11.2015)

Oliviero Toscani: intervista al grande fotografo italiano

Dietro le quinte della maxi produzione di Elle, 50 pagine dedicate al lusso visto attraverso la macchina fotografica di Oliviero Toscani

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#CHELUSSO: 10 modelle, 3 stylist, un intero zoo di peluches più 1 asino e 1 cavallo (veri). E ancora un’infinità di borse, scarpe, abiti, occhiali, orologi e gioielli sul set della più grande produzione moda realizzata da #Elle_Italia per raccontare, attraverso le immagini di un celebre maestro del clic, un grande tema: il lusso. Secondo Elle, e anche secondo lui: Oliviero Toscani: «Ci vuole della musica! Mettetemi Cyndi Lauper, “Girls just want to have fun”», tuona sul set del servizio. La musica arriva, l’energia travolge tutti, le modelle si mettono a ballare, ma non solo loro, l’intero team ride, canta e danza. Oliviero Toscani è così: alza la voce, dice un sacco di parolacce, scherza, prende in giro tutti: «Cosa fate lì seduti? Non posso vedere gente ferma a far niente: forza, rendetevi utili!». Ne ha sempre per tutti. Provoca e gli piace farlo. Del resto la provocazione per lui è «necessaria, positiva, un modo per stimolare nelle persone reazioni creative e non scontate». Poi, una volta dietro la macchina fotografica, incanta, ha le sue visioni.

Per carità, non chiamatele “idee”: «Non ho idee io. Non sopporto quelli che cercano idee, vuol dire che non le hanno». E la foto, quella che poi arriverà sulle pagine del giornale, senza ritocchi o quasi, “ce l’ha” a volte anche dopo un solo clic. Un mago.  Lo incontro una mattina nello stesso studio dove “qualche” anno fa scattava, sempre per Elle, una certa Monica che parlava con un accento umbro e non era ancora la “Bellucci” internazionale, oppure Angie Everhart, una ragazzina alle prime armi, o Roshumba, tanto per citarne alcune. Tutte modelle che poi hanno fatto la storia della moda. Lui, Oliviero Toscani, non è cambiato: stesso stile, stessi occhiali coloratissimi: «Li faccio io. All’inizio li coloravo nell’anilina perché erano trasparenti ma noiosi. A me invece piace il colore». Oggi ha la stessa grinta ed energia da vendere.

Che cos’è il lusso per Oliviero Toscani?
«È un valore aggiunto che non ha niente a che fare con i soldi, perché altrimenti è volgarità. Non ho complessi a dire che sono la persona più fortunata e più privilegiata che conosco. Ho 73 anni, sono sano, ho ancora voglia di lavorare. Solo le ginocchia mi danno un po’ fastidio, accidenti! Questo è il vero lusso per me. Ha a che fare con la voglia di vivere».

Hai avuto problemi a passare dalla pellicola fotografica al digitale?
«Le polaroid erano una perdita di tempo. Per me non è cambiato niente. Faccio il fotografo non perché ho la macchina fotografica. La fotografia è un mezzo per creare delle immagini. E io sono figlio di un fotografo: per me è sempre stato facile, normale. E poi non sono un maniaco della tecnologia. Il futuro lo puoi solamente immaginare…».

Al casting per questo servizio hai fatto ballare le modelle, perché?
«Sì, le facevo ballare ma senza musica. A me non interessa sapere se sanno ballare. Voglio vedere come reagiscono quando chiedi una cosa così… diversa. Cerco di capire come sono: se si vergognano, se sono timide, come si pongono di fronte a questa richiesta inaspettata. Viene fuori la loro personalità».

Si dice in giro che sul set tratti male le modelle…
«Sì, ho questa fama: “Toscani fa piangere le modelle”. Beh, quando una piange diventa umana. Sono sedute al trucco e non sanno perché, poi sul set mi guardano con uno sguardo vuoto e questo mi fa arrabbiare: ho bisogno di vedere che anima ha una modella, che tiri fuori quello che ha dentro. Voglio che chi la guarda, possa vedere quello che pensa. Mi sento molto più psichiatra che fotografo, penso di riuscire ormai a vedere oltre in una persona. Forse è per questo che le mie foto non invecchiano: di una donna mi interessa cogliere ciò che è, non ciò che sembra».

In questa produzione ti ha aiutato tua figlia Lola. Litigate continuamente, però…
«Certo, ai figli bisogna rompere le scatole. Ne ho 6, avuti da 3 donne diverse. Sono fortunato, l’ho già detto, e ho 12 nipoti. Li vedo spesso: pensa che ho una nipote più vecchia di mia figlia Alì. In famiglia sono l’unico ad avere solo il passaporto italiano. Quando si ritrovano, si parla un po’ francese, un po’ tedesco, un po’ inglese. Si radunano soprattutto in estate a casa mia, in Toscana. Alla fine delle vacanze sono stanchissimo. Non puoi capire quanto siano faticosi: vogliono andare a cavallo, vogliono andare al mare, al cinema… è una richiesta continua».

Ti brillano gli occhi, però. E nel tempo libero cosa fai?
«Cos’è il tempo libero? Lavoro per Elle quindi ho tempo libero: il lavoro non è una schiavitù. Poi in Toscana ho un allevamento di cavalli, produco vino, olio…
 
Parli ancora con l’accento milanese…
«Sono nato a Milano, ma non me ne frega niente di Milano. Le cose che non ho scelto non mi affascinano. Sono nato maschio, sono nato milanese, va bene! Certo se nascevo un po’ più in là non mi sarebbe andata così. La mia generazione ha vissuto gli anni ‘60 in prima persona. È stato un periodo lunghissimo di pace: non so cos’è la fame, una fortuna incredibile. E poi ho sempre avuto a che fare con bella gente, belle donne e in bei posti».

Parlami del tuo libro appena uscito.
«È sul mio lavoro, non solo quello di adesso. Tanto le mie foto non invecchiano, nessuno si accorge se sono di archivio o se le ho scattate ieri. Se prendi quelle che facevamo 25 anni fa e le pubblichi, vanno ancora bene. Si chiama:  “Più di 50 anni di magnifici fallimenti”».

Il titolo è un ossimoro.
«Sì, ma pensa a Che Guevara, o a Gesù Cristo che poi è morto inchiodato sulla croce, non sono stati dei magnifici fallimenti? E Napoleone, o Cristoforo Colombo morto in prigione? Tutte le grandi cose sono dei magnifici fallimenti. Preferiresti definirli dei “mediocri successi”?».
Provoca, come sempre. Intanto il team sta arrivando. Si alza massaggiandosi le ginocchia e mi saluta con un «Merci, Madame». Appena entra nello studio urla: «Allora, siete pronti? Incominciamo?». Energia pura…

 

03.11.2015

Source: elle.it

 

 

Categorie: intervista