Intervista a Oliviero Toscani: iconoclasta, irriverente, ma soprattutto sincero.
Postato il 14.06.2012 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su Intervista a Oliviero Toscani: iconoclasta, irriverente, ma soprattutto sincero.Oliviero Toscani: «Facebook? Una portineria mondiale», tratta da /www.leiweb.it. (Leggi qui l’intervista di Salvatore Coccoluto sul sito)
Iconoclasta, irriverente, ma soprattutto sincero. Intervistato da Leiweb il grande fotografo ne ha per tutti: dalla televisione che ha “teleidiotizzato” il paese agli italiani “corrotti, corruttibili e corruttori”. E poi Grillo, i politici e i social network. Ma sul web è ottimista. Perché l’essere umano è sulla strada della civiltà, nonostante tutto.
«In Italia dobbiamo avere il coraggio di smetterla di mitizzare certi personaggi, da Saviano a Grillo, lo dico con tutto il rispetto per loro. Oggi, nel nostro paese, uno che dice cose banalmente giuste ormai diventa un eroe. Ovviamente non è colpa di Saviano, ma nostra». Oliviero Toscani ha un’abitudine rischiosa: quello di essere sincero. Non si tira mai indietro quando c’è da esprimere un’opinione, anche a costo di attirare su di sé antipatie e farsi parecchi nemici. Le sue parole sono sempre forti, come lo sono le sue foto e le campagne pubblicitarie a cui ha abituato il pubblico di tutto il mondo. Pochi giorni fa è uscito il libro/intervista Moriremo eleganti (Aliberti Editore), che lo vede impegnato in una intensa conversazione con il giornalista Luca Sommi. Abbiamo provato a proseguire questo dialogo stuzzicandolo su diversi argomenti di attualità, dalla politica al calcio-scommesse. E ne è venuta fuori una nazione da rifondare.
Toscani, lei nel libro ha dichiarato che “bisogna smetterla di tollerare tutto ciò che ci viene propinato…”. A cosa si riferisce?
«Non ho più voglia di ascoltare le cazzate. Quando sento parlare la gente in televisione, che riempie i discorsi di “niente”, “dunque”, “cioè”, non riesco più a sopportarlo. La televisione è uno dei più grandi esempi di volgarità, di cecità e di negazione dell’intelligenza umana. Non voglio più vedere la volgarità. Potranno dire tutto ciò che vogliono del mio lavoro, meno che sia volgare. Anche le foto più forti, tipo quella dell’anoressica».
La farebbe ancora quella foto?
«Se dovessi rifare quella fotografia, metterei una maschera sul viso della modella. Perché tutti hanno parlato del caso specifico. Invece io volevo accendere un dibattito sull’anoressia in generale. Le anoressiche a me non fanno pena, mi fanno incazzare».
Con chi è più arrabbiato: con chi fa televisione o con chi la guarda?
«Sia con chi la fa sia con chi la guarda. È un mezzo che ci ha rincoglionito, “teleidiotizzato”.
Questi sono anni di grandi cambiamenti nel mondo della comunicazione. Cosa pensa di questa evoluzione dell’informazione sul web?
«Sicuramente è un bene. Sono un ottimista. L’essere umano è sulla strada della civilizzazione, pur passando attraverso cose incivili e non democratiche. La stiamo ancora percorrendo questa strada. Ogni momento storico ha il suo sviluppo tecnologico. Il web rappresenta un grande passo avanti anche per la fotografia».
Non teme che il proliferare di fotografi sul web, spesso improvvisati, porti ad uno scadimento dei prodotti artistici?
«È logico. Più c’è possibilità e più si crea spazzatura. Bisogna esser capaci di distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è. Non dimentichiamo che c’è tanta gente che si nutre di spazzatura: mangia male, parla male, scopa male, educa male, si muove male, viaggia male. Quindi… ».
È un dato di fatto comunque che anche il cambiamento politico e sociale stia passando attraverso i social network e i blog. Non trova che sia straordinario?
«Sì, però noi, rispetto al passato e alle opere d’arte che sono state realizzate, penso a piazza dei Miracoli a Pisa e a piazza del Duomo a Firenze, facciamo pochissimo in rapporto al nostro tempo e alle nostre possibilità. In passato sono state realizzate cose fantastiche senza gru e senza elettricità. Nei nostri giorni, con le possibilità che abbiamo, dovremmo fare molto di più, invece si va peggio. Oggi, per esempio, sappiamo dove sono tutti gli stupidi».
Dove sono?
«Davanti al loro profilo Facebook, in ordine alfabetico. Sono tutti lì a fare i piccoli portinai. Facebook è una portineria mondiale. Cancella la vera energia creativa dell’immaginazione, che su Facebook è pari a zero. E anche Twitter è indecente, con le sue 140 battute».
E invece dei partiti politici cosa pensa, sono al capolinea?
«È un momento in cui devono rivedersi, rifondarsi. Mi sta sulle balle che in Italia uno debba appartenere per forza a un partito. Uno appartiene a delle comunità».
Lei è stato anche assessore a Salemi. Cosa le ha lasciato quell’esperienza?
«In Sicilia c’è veramente la mafia, e non è altro che burocrazia. E questa è diffusa in tutta Italia. Siamo un paese mafioso e corrotto. L’italiano è corruttibile e corruttore. Lo si compra con tre ciliegine, purtroppo. È tutto così. È abbastanza vergognoso. A Salemi è stato particolarmente difficile perché tutte le idee venivano soffocate da croste di burocrazia, da interessi antichi di potere che fan sì che non si cambi niente, che non succeda niente di nuovo perché potrebbe mettere in discussione lo status quo. In tutta Italia è così. Siamo un paese molto vecchio, e nemmeno creativo come diciamo di essere. Cosa facciamo noi? Borse e scarpe. Ma i computer li fanno in California».
Ha seguito la vicenda di questi giorni del calcio-scommesse?
«Sì, e si riallaccia a ciò che ho detto prima, l’italiano è corrotto, corruttibile e corruttore. Siamo gente senza morale. Un paese, ma anche una comunità o una famiglia, è il risultato di ciò che sono i propri padroni. Noi abbiamo sempre avuto dei padroni senza grandi qualità. Noi non abbiamo fatto mai nessuna rivoluzione. L’han fatta dappertutto: i francesi, gli americani, anche i nordafricani. E noi no. Siamo un popolo strano. Un giorno sono andato ad una conferenza e ho chiesto: “Chi ha votato Berlusconi dei presenti in questa sala?” Nessuno ha alzato la mano. Siamo un paese di servi e ladri. Pensi che in Europa ci vogliono bene perché ci considerano gli scemi del villaggio».
Ci sarà qualcosa salvare.
«Certo, in Italia ci sono delle eccellenze individuali che in altri posti non hanno. Gente fantastica, che non ha niente a che fare con il paese, anzi il sistema gli è stato sempre nemico. Le amministrazioni e le istituzioni aiutano i ladri. Aiutano la FIAT, che si sapeva da 40 anni che stesse fallendo. Tutti ammirano l’avvocato Agnelli, ma cosa ha fatto? Ha fatto fallire la FIAT. E l’abbiamo nominato senatore a vita. Andreotti, senatore a vita, 50 anni al potere, mi dica una legge che ha fatto che sia servita all’Italia. Se chiede in giro, nessuno l’ha votato».
Da più di qualche anno lei porta avanti il progetto Razza umana con il quale si propone di immortalare le persone. Perché il corpo umano è stato sempre al centro della sua attività artistica?
«Per me il corpo umano è un paesaggio che esprime un carattere e una cultura. Poi è interessante la sua individualità, la sua unicità. Attraverso il corpo si può leggere la condizione umana. E a me interessa quella».
Oliviero Toscani: «Facebook? Una portineria mondiale», tratta da /www.leiweb.it. (Leggi qui l’intervista sul sito)