PARALLELO 41: “IO IL ROSSETTO LO METTO E SE INCONTRO TOSCANI LO STENDO”
Postato il 14.02.2014 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su PARALLELO 41: “IO IL ROSSETTO LO METTO E SE INCONTRO TOSCANI LO STENDO”“Le donne smettano di mettere il rossetto e di portare i tacchi e saranno al sicuro da violenti e maniaci“, ha detto Oliviero Toscani.
E Giuliana Caso scrive, oggi, che si tratta di “un’esternazione impazzita” ma in realtà il termine più adatto sarebbe “provocazione“, che viene fuori da chi in pieno boom anni ’80 sposò, giustamente, una modella. Quasi come se Toscani avesse voluto applicare alla violenza sulle donne e allo stupro i suoi metodi pubblicitari di shockvertising oppure semplicemente avesse, improvvisamente, avuto bisogno di farsi ricordare per qualcosa. “La violenza c’è sempre stata […] Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l’uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni? Avete cominciato con il dire «abbiamo parità di diritto, perché io alle 9 di sera debbo stare a casa, mentre mio marito il mio fidanzato mio cugino mio fratello mio nonno mio bisnonno vanno in giro?» Vi siete messe voi in questa situazione. E allora ognuno purtroppo raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l’avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente”. Questo, affermava l’avvocato Angelo Palmieri nell’arringa del primo processo per stupro mandato in onda dalla RAI nel lontano 1979, e viene da chiedersi quanta strada si sia fatta da allora, se Toscani si sente ancora in diritto di lanciare un certo tipo di provocazioni. Per cosa ci vestiamo e ci trucchiamo noi? Perché esibiamo tette e gambe? Perché accentuiamo lo sguardo con la matita e scuriamo le labbra? Perché abbiamo con il mondo un atteggiamento seduttivo, sempre, prosegue Giuliana Caso nel suo articolo. Ma allora, seguendo questo ragionamento, bisognerebbe anche nascere senza tette. E il lato b dove lo mettiamo? Senza parlare delle bionde o delle rosse, vere bombe di seduzione, a parere di qualcuno. Cosa c’è di così terribile, nel nascere belle o nel voler valorizzare ulteriormente la propria bellezza anche solo con un rossetto? Non è più stupro o violenza sulle donne la mancanza di libertà di essere se stesse? In un modo o nell’altro, come agiamo, come ci vestiamo o come ci svestiamo è sempre o quasi relazionato al maschio, continua ancora Giuliana Caso ma anche in questo caso devo dissentire. Piuttosto, mi chiedo, quale sia veramente il problema? I vestiti che invitano allo stupro o l’idea che le donne abbiano una sessualità che vogliono esprimere? Perché dovrebbe essere spaventoso? Le donne non dovrebbero forse desiderare di fare sesso? La realtà è che, come riconosce la stessa Giuliana Caso, le donne vengono violentate o uccise indipendentemente dal modo in cui si vestono e, aggiungo io, così come i bambini innocenti sono vittime della pedofilia senza che, allo stesso modo, indossino particolari vestiti o si trucchino. Allora, caro Toscani, io il rossetto lo metto e, attento che “ti stendo” anche se mi incontri in pigiama, anche perché non sono un insieme di “culo e tette” ma soprattutto cervello.
Monica Capo