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Oliviero Toscani incanta Gabicce, propone sedie vuote in Parlamento. Solazzi risponde

Postato il 15.10.2013 da write@toscani.com Commenti Commenti disabilitati su Oliviero Toscani incanta Gabicce, propone sedie vuote in Parlamento. Solazzi risponde

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Si è chiuso il Seminario Società e Politica. Con Oliviero Toscani nel parterre, irrompe l’attualità politica e nessuno fa sconti.

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Pesaro, 13 ottobre 2013 – Una Repubblica fondata sulla creatività, fonte della vera comunicazione, del bello e, in definitiva, dello sviluppo economico, oltre che civile. È il segreto per Oliviero Toscani, intervenuto il 13 ottobre, a Gabicce, alla chiusura del seminario Società e Politica, organizzato da Pixel. Il grande fotografo non fa sconti a nessuno.

“L’estetica del brutto avanza, anche grazie agli orrendi spettacoli della dittatura televisiva, che ha teleidiotizzato gli individui. L’esercito dei non creativi avanza protetto dai principi imbecilli del marketing, da uno stuolo di burocrati che si arrogano il diritto di livellare qualsiasi idea. Giornali uguali, programmi tv intercambiali, marche dello stesso stile…tutto grazie al marketing, che ti fa sentire parte del branco (agnelli sacrificali)”. Toscani parla di potere politico ed economico che teme la creatività perché “visionaria, sovversiva, disturbante. Risultato: qualcosa che non può essere né amato né odiato: mediocre”, come alla mediocrità porta la ricerca ossessiva del consenso. Sul caso Barilla? “Vuole la famigliola felice, che non esiste,  e non c’è niente di più violento verso di noi”.

“Sarebbe ora di sovvertire ma abbiamo bisogno di una comunicazione che rischia e ha coraggio, cercando un nuovo linguaggio per simbolizzare la condizione umana, capire questo nuovo mondo”. Sui politici conclude “Più conosco l’ambizione di Renzi, la follia di Berlusconi e la comicità di Grillo, e più sono deluso: non voglio delle persone carismatiche ma persone che sappiamo amministrare, far funzionare le cose, anche se non so come si chiamano. Il mio computer funziona ma non so cosa c’è dentro”. Poi lancia l’idea di mettere in parlamento le sedie vuote dei non votanti.

A lui risponde, nel suo intervento, il Presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche, Vittoriano Solazzi: “Se fosse solo un problema della politica lo risolveremmo, mentre non usciamo da questa crisi perché non capiamo come cambiare un modello di sviluppo. Non si può sostituire la burocrazia con la politica, non bisogna confondere. Ci vuole la buona politica, come la buona comunicazione. Se vai in tv ti impongono di fare spettacolo, che non è comunicazione. Ai politici che vanno in tv – conclude Solazzi – andrebbero fatte domande chiuse, in modo da inchiodarli a prendersi le responsabilità parlando chiaro. Così gli elettori potrebbero scegliere veramente”.

A chiudere i lavori, anche gli interventi dell’antropologa Marieli Ruini, del poeta e padre del Realismo Terminale Guido Oldani, del doppiatore Luca Violini. La prima ha parlato di una “comunicazione volatile”, sulla scia del noto concetto di “società liquida”, non più comprensibile e chiara. “La politica ha perso il suo valore di patto sociale – dice Ruini – è reality televisivo, fiction popolare”. La ricetta: “recuperare il valore della relazionalità: qui la comunicazione può intervenire, favorendo un nuovo rapporto tra società e politica. Anche i politici hanno questo arduo compito”.

Oldani parte dalla lingua: “una lingua schiacciata dalla morte dei dialetti e dalla lingua dello Stato, che si dilata in tutti livelli delle istituzioni. Una lingua delle anime morte”. E lancia alcune provocazioni: “È la politica che ha degradato lo Stato o il contrario? A difendere la prima di questi tempi si rischia il linciaggio ma la realtà è che la politica ha speranza di cambiare, lo Stato no”. Renzi? Usa le giuste metafore per arrivare ai giovani….questione di “realismo terminale”.

“La comunicazione è come un ponte: il problema è raggiungere chi sta dall’altra parte, non solo con i contenuti – dice Violini – Il politico dovrebbe fare un minimo di articolazione tecnica, di fonetica, per farsi comprendere, per arrivare con il messaggio, altrimenti si perde l’uditore. Questo vale anche per i giornalisti”.

 

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