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BAROLO – Dissacrante, come le sue fotografie. Anche quando parla di televisione, Oliviero Toscani non le manda a dire. «Abolire la tv è come abolire una medicina: vuol dire che non serve più, che sei guarito».
In una Barolo gremita di gente in occasione della quinta edizione di Collisioni, il guru della fotografia italiana, che ha firmato le pubblicità delle più importanti marche nazionali e non, si è concesso una chiacchierata con il giornalista Emilio Targia di fronte a una platea numerosa e attenta. Il titolo dell’incontro già delineava chiaramente la sua posizione sull’argomento: Un sogno: l’abolizione della televisione. E Toscani spiega subito il perché: «Sono per l’abolizione della televisione perché uccide l’immaginazione; quando l’accendiamo, automaticamente qualcun altro inizia a guardare e pensare per noi. Fortunato è colui che ci si addormenta davanti».
Il fotografo riflette sul tempo passato davanti all’apparecchio a colori – quattro ore di media al giorno –, perso, a suo parere, a sfavore dell’esperienza diretta della realtà. E sentenzia: «Gli italiani sono un popolo di teleidioti». «La tv produce isolamento, incomunicabilità, nelle famiglie e tra la gente», aggiunge.
La colpa più grave che le attribuisce è l’aver reso artificiale il mondo che ci circonda: «La verità è tale solo se passa attraverso il mezzo televisivo». E non si fa problemi a insultarlo: lo chiama la «prostituta a schermo aperto», onnipresente e noiosa. Ancor peggio dice dei social network: con un paragone piuttosto azzardato li definisce «i campi di concentramento moderni», e rincara: «Ad Auschwitz c’era scritto: “Arbeit macht frei”. L’illusione di oggi è che “Facebook macht frei”. Bisogna ribellarsi a tutto questo».
E alla domanda «ci può essere una tv “altra”, che torni ad avere una funzione pedagogica?», Toscani ammette che sì, ci può essere, ma insiste sul tasto di prima: «non può essere fonte di creatività, di ispirazione. Solo il cuore, il cervello di ciascuno di noi lo è».
La televisione, a suo parere, ha contribuito anche alla degenerazione del mondo politico: «Se non ci fosse la tv, i politici andrebbero in Parlamento! Non sarebbe male, no?». Ne ha da dire anche sulla presidente della Camera, Laura Boldrini: «la conosco da molto tempo, c’ho lavorato insieme per l’Unhcr, è una donna seria, austera, degna d’ammirazione. Ma da quando è in Parlamento, a tiro dell’occhio vitreo della telecamera, si trucca, si ingioiella. Ora è di professione “figa”, come tutte le donne della tv».
Poi arriva l’argomento più spinoso, quello che vede lo stesso Toscani creatore di diversi programmi televisivi. Ma anche in questo caso non si lascia cogliere impreparato: «La tv è come la cacca: bisogna farla ma non guardarla».
Il pubblico è diviso, c’è chi applaude entusiasta alle sue battute, chi si indigna. «La maggior parte delle persone sedute qui guardano la televisione: a queste persone ha dato delle idiote. È piuttosto maleducato», gli obietta uno spettatore. «Non volevo offendervi… però guardate la televisione». “Quindi, implicitamente, lo siete”, avrebbe voluto aggiungere.
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Oliviero Toscani a Collisioni: “La tv? Una dittatura, siamo diventati un pubblico di teleidioti”
Il fotografo è intervenuto sul palco di Collisioni in un incontro dal titolo “Un sogno: abolire la televisione”
Abolire la televisione? “Un sogno, è come abolire una medicina, sei sano”. Una condanna senza appello, quella del fotografo Oliviero Toscani, intervenuto nella piazza blu di Barolo, nei confronti del piccolo schermo. “La televisione è una dittatura – sentenzia Toscani – siamo diventati un popolo di tele idioti, la tv uccide l‘immaginazione, si salvano solo i più fortunati che si addormentano davanti alla tv”. E ancora “la tv produce solo stanchezza mentale, isolamento e limita la comunicazione. “Non ho bisogno del televisore – prosegue – ma la trovo in tutto il mondo, come una prostituta che mi aspetta, ma non mi porta mai niente di nuovo se non la noia”. Non può passare inosservata, però, la comparsa in alcuni programmi televisivi del fotografo. Che ovviamente ha una risposta piccata anche a questo: “la tv è come la cacca bisogna farla ma non guardarla”. Non salva nemmeno i cosiddetti new media, definendo i social network “campi di concentramento moderni”. “La creatività – sottolinea – non ha a che fare con la tecnologia, ma parte da sé stessi da quello che si fa con la testa e il cuore”. L’unica speranza, un ricorso possibile lo lascia ai giovani “incapaci di immaginare, non perché non siano capaci, ma perché non hanno più tempo”.